Ibn 'Arabî - Al-Futûhâtu-l-Makkiyyah Capitolo 366


Concernente la conoscenza della dimora dei ministri (wuzarâ’) del Mahdî, che apparirà alla fine dei tempi, come indicò l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, e che sarà della Gente della Casa (ahlu-l-bayt)

Invero l’Imâm ha bisogno del ministro

e la sfera dell’Esistenza ruota intorno a loro due
ed il Re, se le sue condizioni non fossero sostenute
dall’esistenza di questi due, certamente perirebbe
Ma non il Dio Vero, poiché egli è trascendente;
in ciò che Egli vuole non c’è presso di Lui un ministro.
Il Dio Vero è troppo elevato nella Sua Sovranità
perché la Creazione possa vederLo, ed essa ha bisogno (di Lui).

Sappi, che Allâh ci assista, che Allâh ha un Califfo che apparirà quando la terra sarà già piena di ingiustizia e di oscurità, e la riempirà di giustizia ed equità; restasse pure solo un giorno a questo mondo, Allâh prolungherà questo giorno fintanto che non governerà questo Califfo della famiglia dell’Inviato, su di lui il Saluto e la Pace. Egli sarà discendente di Fâtima ed il suo nome sarà una ripetizione di quello dell’Inviato, su di lui il Saluto e la Pace, e suo avo sarà al-Hasan, figlio di ‛Alî, figlio di Abû Talîb. Egli sarà riconosciuto (Califfo) tra l’Angolo (della Pietra Nera) e la Stazione (di Abramo); assomiglierà all’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, quanto all’aspetto (khalq), ma sarà inferiore a lui nel carattere (khulq), poiché non vi è nessuno simile all’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, per ciò che concerne il suo carattere (akhlâq): infatti Allâh ha detto riguardo a lui: "Invero tu hai un carattere eccelso!". Egli avrà la fronte ampia ed il naso aquilino; gli uomini più felici con lui saranno le genti di al-Kûfâ; egli dividerà la ricchezza con equità, sarà giusto con i sudditi e risolverà la controversia. Un uomo verrà da lui e gli dirà: "O Mahdî, fammi un dono"; la ricchezza sarà nelle sue mani ed egli gliene getterà nella sua veste e costui non sarà in grado di portarla.
Egli uscirà in campo contro un periodo di lassezza (fatrah) in seno alla tradizione; Allâh dividerà in schiere (yaza‛u) per mezzo di lui ciò che non avrà diviso con il Corano. Egli si troverà di sera ignorante, gretto e vile e si sveglierà il più sapiente degli uomini, il più nobile ed il più coraggioso, poiché Allâh lo aggiusterà in una notte. La vittoria marcerà di fronte a lui ed egli vivrà 5, 7 o 9 (anni); egli seguirà le tracce dell’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, senza sbagliare; avrà un angelo che lo dirigerà senza che egli se ne avveda.
Egli sosterrà (il fardello di) ogni cosa, rafforzerà il debole nella verità, accoglierà l’ospite e…
Egli farà ciò che dirà, dirà ciò che saprà e saprà ciò che testimonierà.
Conquisterà la città bizantina col proclamare "Allâh è più grande", in compagnia di 70.000 musulmani tra i discendenti di Isacco; assisterà al più grande massacro, il "banchetto" (ma’dubah) di Allâh, sul prato di ‛Akkâ (San Giovanni d’Acri). Egli sterminerà l’iniquità e la sua gente, e raddrizzerà la tradizione; reinfonderà lo spirito nell’Islâm e con esso rinvigorirà l’Islâm dopo la sua degradazione e lo rivivificherà dopo la sua morte.
Egli ristabilirà la capitazione ed inciterà ad Allâh con la spada: chi rifiuterà sarà ucciso e chi sarà in contrasto con lui fallirà.
Egli farà apparire della tradizione ciò che la tradizione è in se stessa, ciò che l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, avrebbe comandato se ci fosse stato; egli eliminerà dalla terra le differenti "scuole" (madhâhib) e non resterà che la pura tradizione.
I suoi nemici saranno i contraffattori dei sapienti, la gente dell’arbitrio (ijtihâd), poiché essi lo considereranno quanto ad autorità (hukm) in modo opposto all’opinione che avranno di lui i loro Imâm e si sottoporranno contro voglia alla sua autorità, per timore della sua spada e della sua potenza e per brama di ciò che gli apparterrà.
La generalità (‛âmmah) dei musulmani si rallegrerà di lui ancor più dell’élite (khawâss); faranno atto di fedeltà a lui i Conoscitori di Allâh, tra la gente delle realtà essenziali, per testimonianza (shuhûd) e svelamento (kashf) di una notificazione divina.
A lui apparterranno uomini divini (rijâl ilahiyyûn) che sosterranno lui e la sua causa: essi sono i ministri (wuzarâ’) che si assumeranno il peso dell’impero (mamlakah) e lo aiuteranno in ciò che Allâh gli ha affidato.
Su di lui scenderà Gesù, figlio di Maria, presso il minareto bianco a oriente di Damasco, tra due perizomi, appoggiato sulle spalle di due angeli, l’uno alla sua sinistra l’altro alla sua destra: l’acqua gocciolerà dalla sua testa a guisa di perle ed egli scenderà come se uscisse da un bagno (dîmâs).
La gente starà facendo la salât del pomeriggio e l’Imâm si scosterà per cedergli il posto ed egli avanzerà e presiederà la salât in pubblico, dirigendola secondo la sunnah di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace; egli spezzerà la croce ed ucciderà il porco, ed Allâh richiamerà a sé il Mahdî, puro e purificato.
Al tempo del Mahdî verrà ucciso as-Sufyânî, presso un albero dell’oasi di al-Ghûtah a Damasco, e verrà sterminato il suo esercito nel deserto tra Medina e Mecca, finché non resterà dell’esercito che un solo uomo della tribù dei Juhayna. Questo esercito si impadronirà per tre giorni della città dell’Inviato, su di lui il Saluto e la Pace, poi partirà alla volta di Mecca ed Allâh lo distruggerà nel deserto; e chi sarà in quell’esercito perché costretto ed obbligato, verrà radunato (al giorno del Giudizio) secondo la sua intenzione. I1 Corano è giudice (hâkim) e la spada è sterminatrice (mubîd), e per questo è stato tramandato che Allâh dividerà in schiere con la forza (sultân) ciò ché non avrà diviso con il Corano.
Ma il Sigillo degli Intimi sarà martire (shahîd)
e lo stesso Imâm dei Mondi sarà scomparso (faqîd).
Egli è il signore ben guidato, della famiglia di Ahmad,
egli è il tagliente e l’affilato quando distrugge
egli è il sole che caccerà ogni afflizione ed oscurità
egli è l’acquazzone di stagione quando è generoso.
Ed ormai è giunto a voi il suo tempo e siete nella sua epoca!
Egli apparirà nella quarta età, successiva alle tre passate; cioè l’età dell’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, la quale è l’età dei Compagni, poi quella che segue ed infine quella che segue la seconda, e nel frattempo vi sono delle pause (fatarât). Accadranno molte cose, si diffonderanno le sette e verrà versato del sangue, i sciacalli imperverseranno nei paesi e la corruzione si accrescerà fino a che l’ingiustizia (jawr) dilagherà e traboccherà il suo torrente, ed il giorno della giustizia starà per ritirarsi di fronte alle tenebre dell’iniquità allorquando si approssimerà la notte del Mahdî.
I martiri del Mahdî saranno i migliori ed i suoi fedeli i più eccellenti, ed Allâh nominerà per lui come ministri un gruppo che terrà in serbo per lui; al riparo nel Suo mistero (ghayb) Egli rivelerà loro per svelamento e testimonianza le realtà essenziali (haqâiq). Allâh non metterà il Mahdî a capo dei Suoi servi, ma sarà con la loro consultazione che egli deciderà ciò che deciderà: essi sono i conoscitori che sanno ciò che sarà poi.
Quanto al Mahdî in se stesso, egli sarà dotato di una spada giusta e di un governo medinese (siyâsah madaniyyah), e saprà da parte di Allâh nella misura di ciò che gli richiederà il suo grado ed il suo rango, poiché egli sarà un califfo ben diretto; egli comprenderà il linguaggio degli animali e la sua equità penetrerà tra gli uomini.
Tra i segreti della scienza dei suoi ministri, che Allâh ha nominato per lui, è il detto dell’Altissimo: "È nostro dovere far trionfare i credenti!"; essi sono allo stesso grado (‛alâ aqdâm) degli Uomini tra i Compagni: "essi mantengono ciò che hanno pattuito con Allâh".
I ministri del Mahdî saranno stranieri, non vi sarà cioè nessun arabo tra di loro, ma non parleranno che arabo; essi avranno un custode (hâfizh) che non è del loro genere e che non disobbedisce mai ad Allâh: egli è il più speciale dei ministri ed il più eccellente dei fedeli. Allâh ha accordato loro, in questo versetto che essi hanno preso come recitazione permanente (hajîr) e come compagno di veglia (samîr) nella loro notte, l’eccellenza della scienza della veridicità (sidq), come stato e come gusto spirituale (dhawq). Essi quindi sanno che la veridicità è la spada di Allâh sulla terra: chiunque la eserciti e chiunque ne sia qualificato Allâh lo fa trionfare, poiché la veridicità è un Suo attributo ed "il Veridico" (as-sâdiq) è un Suo nome. Essi quindi guardano con occhi esenti dall’oftalmia e percorrono con passi sicuri il sentiero della rettitudine e non vedono… (testo difettoso!).
Invero Allâh ha registrato (qayyada) un credente (separatamente) da un altro credente, ma ha imposto a se stesso di far trionfare i credenti, senza dire in chi, parlando anzi senza restrizioni ed in termini certamente chiari.
Egli ha detto: "O voi che credete, credete!", e: "non è (dato) al credente di uccidere un credente se non per sbaglio!", e: "… coloro che credono nel falso", chiamandoli credenti; Egli ha detto anche: "… e se associasse a Lui, voi credereste!", chiamando colui che associa "credente" (mu’min): questi sono i credenti a cui Allâh si rivolge nel Suo detto: "O voi che credete, credete in Allâh e nel Suo Inviato e nel Libro che è sceso sul Suo Inviato e nel Libro che (Allâh) ha fatto scendere prima…", distinguendoli dai credenti della Gente del Libro e dei Libri; e poiché non ci sono informatori che portino una comunicazione divina (khabar) se non gli Inviati, è così definito che i credenti a cui viene ordinato di credere sono coloro che credono nel falso e che credono nel socio, per un’analogia (shibh) che li svia dalla prova evidente (dalîl). Infatti coloro che credono nel falso non credono in Allâh, e quanto a coloro che credono nel socio, i loro cuori si contraggono quando si menziona Allâh da solo…
Tutti sono credenti ed infatti Allâh li ha chiamati credenti, come pure li ha chiamati miscredenti ed associatori, e, quanto alla loro fede, li ha fatti di diverse categorie: per questo ha detto: "affinché si accresca ulteriormente la loro fede…" in ciò a cui credono; come pure accresce il loro malessere ed aggiunge turpitudine (rijs) alla loro turpitudine in quanto non credono in Lui. E tra i credenti c’è chi è veridico (sâdiq) e chi è più veridico, ed Allâh fa trionfare il credente nella cui fede non si è prodotta alcuna crepa (khalal) su quello nella cui fede invece tale crepa si è prodotta, abbandonando quest’ultimo nella misura in cui tale crepa si è insinuata (nella sua fede), qualunque tipo di credente questi sia: di conseguenza il credente la cui fede e perfetta è sempre vittorioso, ed è per questo che un Profeta o un Intimo di Allâh non viene mai sconfitto.
Non hai forse visto il giorno di Hunayn, quando i Compagni, Allâh sia soddisfatto di loro, ostentavano l’affermazione dell’Unità di Allâh, ma quando poi videro la loro moltitudine, questa li sbalordì ed essi dimenticarono Allâh in quel mentre; ma come nulla giovarono ai nemici le loro divinità contro Allâh, così la loro moltitudine non fu loro di alcun aiuto, malgrado i Compagni fossero certamente dei credenti. Nella loro fede si era insinuata una crepa, in quanto avevano fatto affidamento sulla moltitudine ed avevano dimenticato il detto di Allâh: "Quante schiere esigue hanno avuto il sopravvento su schiere numerose, con il permesso di Allâh!"; in quell’occasione Allâh non fece che autorizzare la vittoria e provocarla, e per questo la schiera esigua li sconfisse, con il permesso di Allâh.
Non c’è dunque che Allâh, nient’altro che Lui
e chiunque guarda con discernimento l’esistenza, Lo vede.
Quanto all’efficacia (ta’thîr) della veridicità, essa è visibile in quelle persone che non hanno una posizione (makânah) per i mezzi di beatitudine apportati dalle leggi tradizionali, ma perché hanno una salda conoscenza della veridicità ed esercitano un’influenza per mezzo dell’aspirazione (himmah), il che è la "sincerità" (sidq). Venne chiesto ad Abû Yazîd: "Facci vedere il Nome supremo di Allâh!", ed egli rispose loro: "Fatemi vedere il Nome più piccolo e vi farò vedere il più grande! I Nomi di Allâh sono tutti immensi!"; questo non è altro che la veridicità! Sii sincero e prendi il Nome che vuoi, in questo modo farai ciò che vorrai: è così che Abû Yazîd ridiede la vita alla formica e che Dhû-n-Nûn rivivificò il figlio inghiottito dal coccodrillo.
Se capirai si aprirà per te una delle porte della tua beatitudine, e se agirai secondo "sincerità" Allâh ti renderà felice ovunque tu sia e non sbaglierai mai; ed in conseguenza di ciò sarai in pace con Allâh quando la vittoria sarà dei miscredenti sui credenti, poiché saprai che la loro fede ha vacillato e che si è prodotta in essa una crepa, mentre i miscredenti, per ciò di falso in cui credono, e gli associatori non hanno vacillato nella fede ed essa non è stata scossa. La vittoria è sorella della "sincerità" e la segue ovunque essa sia: se così non fosse i musulmani non sarebbero mai sconfitti, come i profeti che non vengono mai sconfitti. Ed assisterai una volta alla vittoria dei miscredenti ed al loro trionfo, ed una volta alla vittoria dei musulmani ed al loro trionfo; e quella delle due parti che è sincera non sarà messa in fuga tutto a un tratto, ma non cesserà di essere salda finché non sarà uccisa o non se ne andrà senza che vi sia disfatta.
È sulla "sincerità" che si reggeranno i ministri del Mahdî ed è questa che essi infonderanno nelle anime dei compagni del Mahdî; non vedi che essi conquisteranno la città bizantina pronunciando la formula "Allâh è più grande!"? Pronunciandola una prima volta crollerà un terzo delle sue mura, pronunciandola una seconda volta cadrà un altro terzo delle sue mura, ed alla terza volta crollerà l’ultimo terzo e così la conquisteranno senza far uso della. spada: tutto ciò non è altro che la "sincerità" che abbiamo menzionato!
Essi, cioè i ministri del Mahdî, sono un gruppo inferiore a dieci.
E quando l’Imâm guidato (mahdî) apprenderà ciò egli agirà conformemente e sarà il più sincero della gente del suo tempo; i suoi ministri saranno dunque le guide ed egli sarà il guidato. Questa è dunque la misura (qadr) della scienza di Allâh che capiterà al Mahdî per opera dei suoi ministri.
Quanto al Sigillo della Intimità Muhammadiana egli è tra le creature quella che conosce meglio Allâh e non vi sarà, né nel suo tempo né dopo, alcuno che conosca meglio Allâh ed i luoghi ove tramontano le saggezze (mawâqi‛u-l-hika). Egli ed il Corano sono fratelli come il Mahdî e la spada sono fratelli. Invero l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, era incerto, riguardo alla durata del suo incarico come califfo, tra i cinque ed i nove a causa del dubbio in cui si trovava per quanto concerneva il numero dei suoi ministri: infatti ad ogni suo ministro corrisponde un anno, quindi se saranno cinque durerà cinque, se saranno sette durerà sette e se saranno nove durerà nove. Ogni anno avrà delle condizioni sue particolari e la scienza di ciò che andrà bene in quell’anno sarà concessa ogni volta ad uno dei suoi ministri in particolare.
I ministri del Mahdî non saranno meno di cinque né più di nove e saranno tutti uccisi salvo uno sul prato di ‛Akkâ, alla tavola (mâ’idah) divina di cui Allâh farà una mensa per gli uccelli rapaci e per gli insetti (hawwâm); e l’unico che resterà non so se sarà di quelli che Allâh ha eccettuato nel suo detto: "Verrà soffiato nella tromba e cadrà stordito chi è nei Cieli e chi è sulla Terra, salvo chi vuole Allâh", o se morrà in occasione di tale soffio.
Quanto al Khidr, che verrà ucciso dal Dajjâl, secondo ciò che quest’ultimo sosterrà, ma non in realtà, egli è un giovane (fatan) pieno di giovinezza ed in questo modo apparirà di persona al Dajjâl. È stato detto che il giovane che il Dajjâl sosterrà di aver ucciso sarà uno dei Compagni della Caverna, ma ciò non ci risulta vero, per mezzo dello svelamento (kashf).
L’apparizione del Mahdî è tra le condizioni dell’approssimarsi dell’Ora; ci sarà poi la conquista della città dei bizantini, cioè Costantinopoli, il più grande massacro, cioè il banchetto sul prato di ‛Akkâ, e la sortita del Dajjâl, il tutto in sei mesi, Tra la conquista di Costantinopoli e l’avvento del Dajjâl passeranno 18 giorni: egli verrà dal Khurasân, nella terra d’Oriente, luogo delle sedizioni (fitan), e lo seguiranno i Turchi e gli Ebrei. Dalla sola Isfahân verranno al suo seguito 70.000 uomini con il capo avvolto nel taylasân, tutti ebrei.
Egli sarà un uomo di mezza età, guercio dell’occhio destro ed il suo occhio sarà come un grappolo che galleggi (stafiloma); tra i suoi occhi saranno scritte una kâf, una fâ ed una râ, ma non so se il significato di questa compitazione sia kafara (essere miscredente), cioè un verbo, o se sia kâfir (miscredente), cioè un nome, nel caso che abbia eliso la alif, così come la elidono gli arabi, quando trascrivono il Corano, in certi brani: ad esempio la alif di ar-rahmân, tra la mîm e la nûn.
Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, cercava rifugio, e ci ha ordinato di cercare rifugio (isti‛âdhah), contro la seduzione dell’Anticristo (al-masîhu-d-dajjâl) e contro le tentazioni: invero le tentazioni si presentano ai cuori come… … cerchiamo rifugio in Allâh contro le tentazioni.
Il meccano Abû Shujâ‛ ibn Rustum al-Isbahânî, Imâm della Stazione di Abramo nel recinto sacro della Mecca, ci ha riferito il seguente hadîth… (segue un lungo isnâd): "L’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, una mattina menzionò il Dajjâl, abbassando ed alzando la voce al suo riguardo, tanto che credemmo fosse nel gruppo delle palme; poi ci allontanammo dall’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace. Alla sera tornammo da lui, ma egli conosceva bene il nostro stato e ci chiese: "Che cosa avete?"; allora rispondemmo: "O Inviato dl Allâh, stamane hai menzionato il Dajjâl ed hai alzato ed abbassato la tua voce parlando di lui, finché non abbiamo creduto che fosse nel gruppo delle palme!". Al che egli disse: "Non è il Dajjâl che io temo di più per voi, poiché se venisse ed io fossi con voi sarei io a disputare con lui (hajîju-hu) e non già voi, mentre se venisse ed io non fossi più con voi ognuno disputerà per conto proprio, ma Allâh sarà mio califfo per ogni musulmano! Egli sarà un giovane, coi capelli crespi e l’occhio sporgente, simile a ‛Abd al-‛Uzzâ ibn Qatar. Chi di voi lo vedesse reciti i primi versetti della Sura dei Compagni della Caverna. Egli farà uscire ciò che si trova tra la Siria e 1’Irâq e seminerà rovina a destra ed a sinistra. O voi, servitori di Allâh, resistete, resistete!". Gli chiedemmo allora: "O Inviato di Allâh, quanto tempo resterà sulla terra?"— "Quaranta giorni — rispose — di cui un giorno sarà come un anno, un giorno come un mese ed uno come una settimana, ed i rimanenti giorni saranno della durata dei vostri" — "O Inviato di Allâh — domandammo allora - vedi forse che nel giorno la cui durata sarà come un anno ci sarà sufficiente la salât di un giorno normale?" — "No! — rispose lui — ma sarete in grado di farla!". Gli domandammo: "O Inviato di Allâh, quale sarà la sua rapidità sulla terra?" — "Come la pioggia quando viene spazzata dal vento! Egli si recherà da un gruppo (qawm) di uomini e li chiamerà, ma essi lo accuseranno di menzogna e replicheranno alle sue parole. Allora egli si allontanerà da loro e le loro ricchezze lo seguiranno ed essi arriveranno al punto di non possedere più nulla. Poi si recherà da un (altro) gruppo e li chiamerà ed essi lo accoglieranno e gli presteranno fede; egli ordinerà al cielo di piovere e pioverà, ordinerà alla terra di produrre ed essa si coprirà di vegetazione;… Si recherà poi dalle rovine (khirbah) e dirà loro di far uscire i loro tesori; si allontanerà poi da esse ed i tesori lo seguiranno come uno sciame d’api segue la regina. Chiamerà allora un uomo giovane, pieno di giovinezza, e con un colpo di spada lo dividerà in due pezzi, poi lo richiamerà a sé e questi avanzerà col volto raggiante, ridendo. Ed ecco che in quel mentre scenderà Gesù, figlio di Maria, a oriente di Damasco, presso il minareto bianco, avvolto da due perizomi e con le mani posate sulle ali di due angeli; quando chinerà il capo gocciolerà e quando lo solleverà ne scenderanno gocce copiose come perle. Nessuno potrà sentire l’odore del suo alito (nafas) senza morire, e l’odore del suo soffio si propagherà lontano quanto il suo sguardo. Egli inseguirà il Dajjâl, lo raggiungerà alla porta di Ludd e lo ucciderà. … Poi Allâh gli rivelerà: ‘Metti al sicuro i miei servitori sulla montagna (tûr), poiché ho fatto discendere per me dei servitori che nessuno potrà uccidere!’. Allâh invierà Gog e Magog e come ha detto l’Altissimo: ‘… essi si precipiteranno dappertutto’; la loro avanguardia attraverserà il lago Tiberiade e ne berrà tutta l’acqua, poi passerà la retroguardia e dirà: ‘Una volta qui c’era dell’acqua!’. Poi proseguiranno finché arriveranno alla montagna di Gerusalemme e diranno: ‘Abbiamo ormai ucciso chi era sulla terra, uccidiamo ora chi è in cielo!’; essi lanceranno allora le loro frecce verso il cielo, ma Allâh le rinvierà loro rosse di sangue. Gesù, figlio di Maria, ed i suoi compagni saranno assediati tanto che quel giorno la testa di un toro sarà per loro più preziosa che cento denari per voi oggi. Allora Gesù, figlio di Maria, ed i suoi compagni si rivolgeranno ad Allâh ed Egli farà venire un verme (naghaf) nelle nuche delle genti di Gog e Magog ed esse morranno tutte insieme, come muore un’anima sola. Gesù, figlio di Maria, ed i suoi compagni scenderanno, ma non troveranno lo spazio di un palmo di terreno che non sia pieno del fetore della loro decomposizione e del loro sangue; Gesù ed i suoi compagni si rivolgeranno allora ad Allâh ed Egli invierà loro degli uccelli simili ai grifoni (a‛nâq)(?) della buona sorte (bakht), che prenderanno (i loro cadaveri) e li scaraventeranno nelle viscere (della terra); per sette anni i musulmani si accenderanno il fuoco con i loro archi, le loro frecce e le loro giberne. Poi Allâh invierà su di loro una pioggia dalla quale non potrà riparare alcuna casa, né di pelo, né di terra: così Egli laverà la terra e la lascerà pulita come un piatto. Verrà allora detto alla terra: ‘Fai uscire i tuoi frutti e rendi la tua benedizione (barakah)!’. In quel giorno basterà una melagrana per nutrire un gruppo di uomini e la sua scorza per ripararli; Allâh benedirà gli armenti tanto che ad un gruppo di uomini sarà sufficiente (il latte di) una nutrice di cammelli, ad una tribù (quello di) una nutrice di buoi e ad un clan (fakhdh) (quello di) una nutrice di pecore. A quel punto Allâh invierà un vento che prenderà lo spirito di ogni credente, e gli uomini che resteranno si rincorreranno tumultuosamente come fanno gli asini: ed è su di loro che si leverà l’Ora"". Disse Abû ‛Isâ: "Questo è un hadîth singolare, buono e sano (sahîh)".
§
Sappi che gli Uomini di Allâh vengono chiamati in questa Via: "il Mondo degli Aliti" (‛âlamu-l-anfâs); questa denominazione li comprende tutti, ma essi sono di vari gradi (tabaqât) e di stati (ahwâl) diversi. Vi è colui per cui tutti gli stati ed i gradi sono riuniti, e colui che ha ottenuto di essi solo ciò che Allâh ha voluto. Non c’è grado che non abbia un soprannome apposito in rapporto a coloro tra la Gente degli stati e delle stazioni (maqâmât) che vi salgono, come ha detto l’Altissimo: "... e scale su cui essi salgono", ogni gruppo nella sua categoria. Tra di questi vi sono quelli che sono sempre in un numero limitato e quelli che invece non sono vincolati dal numero e quindi diminuiscono ed aumentano. Se Allâh, l’Altissimo, vuole, menzionerò con i loro soprannomi (alqâb) sia la Gente dotata di un numero, sia coloro che non hanno un numero fisso.
Vi sono innanzitutto i Poli, Allâh sia soddisfatto di loro, i quali comprendono in sé gli stati e le stazioni, direttamente o indirettamente, come abbiamo già spiegato. Questa accezione viene talvolta estesa e si chiama Polo (qutb) chiunque sia al centro di un "maqâm", che gli ruoti intorno, e sia l’unico al suo tempo tra coloro che appartengono alla sua categoria. Così il capo di un paese (balad) viene chiamato polo di quel paese e lo Shaykh di una comunità viene chiamato polo di quella comunità; ma per quanto riguarda i Poli, intesi nel senso in cui tale denominazione si applica a loro in modo assoluto, senza alcuna aggiunta, non ve ne è che uno solo in ogni epoca, ed è tra gli Approssimati; e questo Polo è anche l’Aiuto (ghawth) ed il signore (sayyîd) della comunità nella sua epoca. Tra di essi vi è chi ha l’autorità (hukm) anche esteriormente ed ottiene quindi il Califfato esteriore, così come possiede il Califfato interiore quanto al suo maqâm, come ad esempio Abû Bakr, ‛Umar, ‛Uthmân, ‛Alî, al-Hasan, Mu‛âwiyyah ibn Yazîd, ‛Umar ibn ‛Abde-l-‛Azîz, ed al-Mutawakkil; e vi è invece chi detiene in particolare il Califfato interiore (bâtinah) e non ha alcuna autorità esteriormente, come ad esempio Ahmad ibn Harûn ar-Rashîd as-Sabtiyy ed Abû Yazîd al-Bistâmî. Ma la maggior parte dei Poli non hanno autorità esteriore.
Vi sono poi gli Imâm, Allâh sia soddisfatto di loro, che in ogni tempo non sono mai più di due: uno si chiama ‛Abdu-l-Malik, l’altro ‛Ahdu-r-Rabb, ed il Polo invece si chiama ‛Abdu-llâh. L’Altissimo ha detto: "e quando si levò il servo di Allâh (‛abdu-llâh)...", cioè Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace; infatti ogni Uomo ha un nome divino con cui Allâh lo contraddistingue ed Egli chiama il Polo ‘Abdu-llâh, qualunque sia il suo nome: tutti i Poli quindi si chiamano (e sono) ‛Abdu-llâh. Analogamente gli Imâm sono in ogni tempo ‛Abdu-l-Malik ed ‛Abdu-r-Rabb, e questi sono coloro che succedono al Polo allorquando egli muore. Rispetto al Polo i due Imâm sono a guisa di due ministri (wazîr), di cui l’uno si limita ad osservare il Mondo del Malakût, mentre l’altro è in relazione con il Mondo del Mulk.
Tra gli Uomini di Allâh, sia Egli soddisfatto di loro, vi sono poi i Pilastri (awtâd), ed essi sono quattro in ogni tempo, né più, né meno. Nella città di Fês abbiamo visto uno di loro, che si chiamava Ibn Ja‛dûn e che per guadagnarsi da vivere setacciava la Hennâ’. Con uno dei Pilastri Allâh custodisce l’Oriente e la Sua Sovranità (wilâyah) (oppure la Sua Intimità) in esso; con un altro custodisce l’Occidente, con un altro ancora il Sud e con l’ultimo il Nord, avendo come punto di riferimento, per questa suddivisione, la Ka‛bah.
Essi vengono anche indicati come le "montagne" (jibâl), per il detto dell’Altissimo: "… non abbiamo fatto della terra un giaciglio e delle montagne dei pilastri?": infatti come per mezzo delle montagne si placano i sussulti della terra, così essi sono nel Mondo a guisa delle montagne sulla terra. Ed è al loro maqâm che fa riferimento il detto dell’Altissimo che fa pronunciare ad Iblîs le seguenti parole: "Poi sopraggiungeremo a loro da davanti e da dietro, dalla loro destra e dalla loro sinistra...". Allâh quindi custodisce con i Pilastri queste direzioni ed essi a loro volta sono protetti da queste direzioni e Satana non avrà alcun potere su di loro, poiché egli non ha altro accesso ai figli di Adamo se non da queste direzioni.
Quanto al sopra ed al sotto può darsi che appartengano ai sei di cui menzioneremo in seguito l’incarico (amr), se Allâh vuole. In tutto quanto abbiamo detto ci siamo riferiti a costoro chiamandoli Uomini, ma talvolta possono esserci tra di loro anche delle donne, per quanto prevalgano i maschi. Fu chiesto un giorno ad uno di loro: "Quanti sono i Sostituti (abdâl)?" — "Quaranta anime" rispose questi. "Perché non dici quaranta uomini?" - gli venne allora chiesto - "Perché tra di loro vi sono talvolta delle donne!" - rispose.
Quanto ai soprannomi dei Pilastri essi sono: ‛Abdu-l-Hayy, ‛Abdu-l-‛Alîm, ‛Abdu-l-Qâdir e ‛Abdu-l-Murîd.
Vi sono poi i Sostituti (abdâl), che sono sempre sette, né più, né meno: con essi Allâh custodisce i sette Climi e per ogni Sostituto vi è un clima nel quale egli esercita la sua sovranità. Il primo Sostituto è al rango (‛alâ qada) dell’amico intimo (khalîl) (Abramo), su di lui la Pace, ed a lui appartiene il primo Clima. Enumererò ora gli altri in modo ordinato fino a quello che detiene il settimo Clima: il secondo è al rango di colui al quale Allâh ha parlato (al-kalîm) (Mosè), su di lui la Pace; il terzo è al rango di Aronne; il quarto al rango di Idrîs; il quinto al rango di Giuseppe; il sesto al rango di Gesù ed il settimo al rango di Adamo, la Pace sia su tutti loro!
Essi conoscono le cose (umûr) ed i segreti (asrâr) che Allâh ha deposto nei pianeti, quanto ai loro moti ed alla loro sosta (nuzûl) nei luoghi di tappa (manâzil) stabiliti. A loro spettano tra i Nomi quelli degli Attributi, sì che essi si chiamano: ‛Abdu-l-Hayy, ‛Abdu-l-‛Alîm, ‛Abdu-l-Wadûd e ‛Abdu-l-Qâdir, che sono i nomi dei quattro Pilastri, e ‛Abdu-sh-Shakûr, ‛Abdu-s-Samî‛ ed ‛Abdu-l-Basîr. Ad ogni Attributo Divino corrisponde un Uomo tra questi Sostituti, che così sono visti da Allâh mediante quell’Attributo che è prevalente in ognuno di loro. Non c’è persona che non sia in relazione con un Nome Divino, da cui riceve i mezzi (asbâb) a lui spettanti per ottenere il bene (khayr), mezzi che sono in conformità con la complessione (shumûl) e la comprensione che gli conferisce la realtà essenziale di quel Nome Divino: ed è su questa bilanciata corrispondenza (muwâzanah) che si basa la scienza di questo Uomo.
Questi sette si chiamano Sostituti (abdâl) perché quando lasciano un luogo e vogliono che in quel posto resti un loro sostituto, per un incarico che essi ritengono una necessità ed un’opera meritoria (qurbah), essi vi lasciano un individuo della sua forma: nessuno alla vista di quest’individuo dubiterebbe che si trattasse dello stesso Uomo, ma non è così. Costui è solo una figura spirituale che il suo Sostituto ha lasciato intenzionalmente e coscientemente; colui che ha questo potere (quwwah) è il Sostituto. Colui invece al quale Allâh conferisce un sostituto in un qualsiasi luogo, senza che questi lo sappia non è tra i Sostituti di cui abbiamo parlato; questo succede spesso e noi lo abbiamo constatato e visto coi nostri occhi. Così pure abbiamo visto questi sette Sostituti alla Mecca; li abbiamo incontrati dietro il muro di cinta della Ka‛bah, dal lato degli Hanbaliti (nord-ovest), e ci siamo uniti a loro: non ho mai visto nessuno con un aspetto (samt) più bello del loro! Prima avevamo già visto uno di loro, Mûsâ as-Sadrânî, a Siviglia nell’anno 586, il quale era venuto da noi intenzionalmente e si era riunito con noi; inoltre di loro abbiamo conosciuto il Maestro (shaykh) delle montagne, Muhammad ibn Ashraf ar-Rundî. Il nostro compagno ‛Abdu-l-Majîd ibn Salmah incontrò uno di essi che si chiamava Mu‛âdh ibn Ashras, uno dei più grandi, e di cui ci ha portato il saluto; ‛Abdu-l-Majîd gli chiese allora riguardo agli abdâl quanto segue: "In che modo essi ottengono la loro dimora iniziatica (manzilah)?", al che egli rispose: "Mediante le quattro cose che ha menzionato Abû Tâlib al-Makkî, cioè la fame, la veglia, il silenzio e la solitudine!".
Talvolta anche gli Uomini di Rajab (rajabiyyûn), che sono 40, vengono chiamati abdâl, e così pure i dodici (rappresentanti: nuqabâ’), ma di questi parleremo tra gli Uomini limitati in numero. Chi ha visto comunque gli Uomini di Rajal dirà che i Sostituti sono 40, in quanto essi sono appunto 40.
Vi sono poi i nuqabâ’, che sono dodici in ogni tempo, né più, né meno del numero dei Segni (burûj) della Sfera senza stelle, che sono appunto dodici. Ogni naqîb conosce le peculiarità di un Segno, i segreti e gli influssi che Allâh ha posto nella situazione (maqâm) di questo Segno, e ciò che esso conferisce ai pianeti ed alle stelle fisse che vi sostano: invero le stelle fisse hanno certamente dei moti rispetto ai Segni, ma essi non sono percepibili coi sensi poiché non sono evidenti che nell’arco di migliaia di anni e la vita degli astronomi è quindi troppo corta per poterli osservare.
Sappi che Allâh ha affidato loro le scienze delle legislazioni tradizionali (sharâ’i‛) da Lui fatte scendere, oltre al potere di dedurre (istikhrâj) le cose nascoste (khabâyâ) nelle anime e le loro insidie, e la conoscenza della loro astuzia e del loro inganno. Quanto ad Iblîs egli è messo a nudo di fronte a loro, in quanto essi conoscono di lui ciò che lui stesso non conosce di sé.
Essi hanno una scienza tale che quando uno di loro vede l’impronta (athar) lasciata sulla terra da un individuo, laddove questi vi ha posato il piede, essi sanno se colui che l’ha lasciata sarà un beato o un dannato, così come coloro che conoscono le orme e che sanno seguire le tracce; e tra i monaci egiziani ce ne sono molti che mettono in evidenza le impronte sulle rocce e quando vedono una persona dicono che quella persona ha lasciato quella impronta ed è così: ed essi non sono Intimi (awliyâ’) di Allâh, pensa quindi a ciò che di queste scienze Allâh ha conferito ai nuqabâ’!
Tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono poi i nujabâ’ (i "Nobili"), che sono in ogni tempo otto, né più, né meno; essi sono coloro dai quali e sui quali appaiono manifesti i segni (a‛lâm) della loro sottomissione (qubûl) ai loro "stati" (ahwâl), sebbene in ciò essi non abbiano scelta, poiché lo "stato" ha il sopravvento su di loro: ciò lo sa però solo chi è al di sopra di loro, non chi è inferiore a loro! Essi sono la Gente della scienza degli otto Attributi (sifât), di cui sette sono quelli noti e l’ottavo è la percezione (idrâk). Il loro maqâm è lo Sgabello (kursî) ed essi non lo oltrepassano fintanto che sono nujabâ’; essi hanno una solida conoscenza nel governo del moto (tasyîr) degli astri, da parte dello svelamento (kashf) e della informazione divina (ittilâ‛) e non per mezzo del metodo conosciuto dagli studiosi di tale materia. I nuqabâ’ sono coloro che posseggono la scienza della nona Sfera celeste, mentre i nujabâ’ posseggono la scienza delle otto Sfere sottostanti ad essa, in ognuna delle quali vi è un astro (kawkab).
Poi tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono gli Apostoli (hawâriyyûn), dei quali ve ne è solo uno in ogni tempo, mai due, e quando quest’uno muore un altro prende il suo posto. All’epoca di Muhammad, l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, era al-Zubayr ben al-‛Awwâm che deteneva questo maqâm, malgrado la moltitudine di coloro che difendevano la Tradizione (ansâru-d-dîn) con la spada; l’Apostolo infatti è colui che difende la Tradizione con la spada e con l’argomento (hujjah) insieme. Egli quindi ha ricevuto la scienza, la spiegazione e la prova ed ha ricevuto anche la spada, l’audacia e l’intraprendenza e la forza di lottare con la sfida (tahaddî), tutto ciò affinché dia prova della validità della giusta tradizione (ad-dînu-l-mashrû‛), analogamente al dono miracoloso (mu‛gizah) che aveva il Profeta. E dopo l’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, la sua testimonianza (dalîl), da lui stabilita sulla sua veridicità (sidq) in ciò che asseriva, non viene portata che dal suo Apostolo, che quindi diventa erede di quel "dono miracoloso", esercitandolo solo in conformità alla veridicità del suo Profeta, su di lui il Saluto e la Pace: questo è il maqâm dell’Apostolo ed all’atto di testimonianza (dalîlah) che vi è inerente resta il nome di "dono miracoloso". Infatti ad esso è connesso per l’Apostolo ciò che vi era connesso per il Profeta, su di lui il Saluto e la Pace, e l’Apostolo lo ascrive al Profeta così come il Profeta lo ascriveva a se stesso. Il carisma (karâmah) di un Intimo non viene chiamato in questo modo, perché il "dono miracoloso" del Profeta, in se stesso e in tutto ciò che esso comporta, non sarà mai il "carisma" di un Intimo di Allâh. Questo è quanto sosteneva anche il maestro (ustâdh) Abû Ishâq al-Isfarâ’inî, sebbene in un modo diverso da quello da noi accennato; infatti Abû Ishâq riteneva impossibile persino che si verificasse un prodigio (al-fi‛lu-l-mu‛giz) (simile a quelli compiuti dal Profeta), mentre la maggior parte dei teologi (mutakallimûn) non lo ritiene impossibile, ritenendo che si tratti di un carisma ottenuto però non nello stesso modo in cui il Profeta, su di lui il Saluto e la Pace, aveva ottenuto il "dono miracoloso" (mu‛gizah). Se dunque si verifica da parte di un individuo nello stesso modo in cui si verificava da parte del Profeta, per la "veridicità" (sidq) di quel Profeta (operante) attraverso questo suo "seguace" (tâbi‛), e ciò si verifica necessariamente, questo non può che riguardare l’Apostolo: colui quindi dal quale tutto ciò si manifesta nel modo che abbiamo descritto, quegli è l’Apostolo della sua epoca. Nella nostra epoca lo abbiano visto nell’anno 586. Questi è colui che viene chiamato Apostolo.
Poi vi sono gli Uomini di Rajab (rajabiyyûn), che sono quaranta anime in ogni epoca, né più, né meno: essi sono Uomini il cui "stato" è il compimento (qiyâm) della Magnificenza (‛azhamah) di Allâh. Essi fanno parte dei Solitari (afrâd) e sono i signori (arbâb) delle "parole pesanti" (al-qawlu-l-thaqîl) a cui fa riferimento il detto dell’Altissimo: "Certamente ti rivolgerò delle parole pesanti". Essi si chiamano Uomini di Rajab perché stanno in questo maqâm solo nel mese di Rajab, dall’inizio della luna nuova fino al suo ritrarsi; poi essi perdono spontaneamente questo loro "stato" (hâl) e non lo ritrovano che all’inizio di Rajab dell’anno seguente. I pochi che li conoscono sono tra la gente di questa Via. Essi sono sparsi per i paesi ma si conoscono vicendevolmente, che siano nello Yemen o in Siria. Incontrai uno di loro nella regione dei Bakr, a Dunaysîr: fu il solo che io vidi, malgrado fossi molto desideroso di vederli. Tra di loro ci sono quelli a cui per il resto dell’anno rimane qualcosa di ciò che è stato loro svelato nel loro "stato" durante il mese di Rajab e quelli a cui invece non rimane nulla. A quello che io vidi era rimasto per il resto dell’anno lo svelamento (kashf) dei Râfidîti tra la gente della Shî‛ah, che egli vedeva sotto forma di maiali. Un giorno giunse presso di lui l’uomo nascosto (mastûr) di cui questo madhhab non ha assolutamente conoscenza: egli stesso aveva fede in questo madhhab ed il suo Signore lo giudicherà per questo. Quando questi gli passò vicino egli lo vide sotto forma di un maiale, lo chiamò quindi e gli disse: "Volgiti pentito ad Allâh, poiché tu sei uno sciita râfidîta!". L’altro restò sbalordito di ciò. Ora se si fosse pentito sinceramente egli lo avrebbe visto sotto forma di uomo, se invece gli avesse solo detto di essersi pentito, nascondendo la sua adesione a questo madhhab, egli non avrebbe cessato di vederlo come un maiale. Gli disse quindi: "Dici il falso affermando di esserti pentito!". Quando poi fu sincero gli disse: "Hai detto il vero!", riconoscendo la sua veridicità grazie al suo svelarnento: distolse così quel Râfidîta dal suo madhhab. Una cosa del genere gli era già successa con due uomini dotati di ragione, che erano Shâfi‛iti e godevano di buona reputazione, e di cui non si sapeva assolutamente che avessero aderito alla Shî‛ah. Essi non erano sciiti per nascita, ma lo erano diventati per le loro riflessioni, malgrado fossero padroni della loro ragione: non fecero pero trasparire nulla di ciò, ma vi perseverarono tra di loro ed al cospetto di Allâh. Essi avevano una cattiva opinione di Abû Bakr e di ‛Umar, ed erano al contrario fanatici di ‛Alî. Quando dunque passarono presso di lui ed entrarono da lui, egli ordinò loro di uscire, in quanto Allâh gli aveva rivelato il loro intimo facendoli vedere e lui sotto forma di maiali e questo era il segno stabilito per lui da Allâh per riconoscere la gente di quel madhhab. Essi erano convinti che nessuno sulla terra avrebbe potuto scoprire il loro stato, ed inoltre erano testimoni (shâhid) (riconosciuti), persone di buona reputazione e noti per il loro comportamento; gli rivendicarono quindi tutto ciò, ma egli rispose: "Vi vedo come due maiali e questo è un segno (‛alâmah) tra me ed Allâh per chi appartiene a questo madhhab!". Essi tennero nascosto il loro pentimento ed egli allora disse: "Ora avete abbandonato quel madhhab, poiché vi vedo come due uomini!". Restarono stupefatti di tutto ciò e si volsero pentiti ad Allâh.
Gli Uomini di cui stiamo parlando, nel primo giorno di Rajab sentono (yajidûna) come se il cielo li stringesse e provano una sensazione di peso (thiql) che è loro impossibile descrivere: nessuna delle loro membra si muove. Essi si coricano e sono incapaci di far qualsiasi movimento, e non possono né alzarsi, né stare seduti, né muovere una nano, un piede, neppure una palpebra! Essi restano in questa condizione per tutto il primo giorno, poi il secondo giorno essa si allevia un po’ ed il terzo giorno è ancora meno. In questo stato avvengono loro gli svelamenti (kushûfât), le teofanie (tajalliyât) e l’informazione sulle cose nascoste. L’Uomo di Rajab non cessa di stare coricato, composto come un morto (musajjâ); dopo il terzo o il secondo giorno egli comincia a parlare e gli si può parlare insieme e dire: così fino alla fine del mese. Quando il mese è finito ed inizia Sha‛bân egli si alza, come se fosse liberato da dei vincoli, e se aveva un mestiere o un commercio egli si occupa del suo lavoro e viene spogliato di tutto il suo "stato" (hâl) nella sua interezza, se non a chi Allâh vuole che resti qualcosa di ciò, per cui glielo fa rimanere. Questo è il loro stato, ed è uno stato strano (gharîb), la cui causa è sconosciuta; quello che io ho incontrato era nel mese di Rajab ed era in questo stato.
Tra gli Uomini, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi è il Sigillo (khatam), il quale non è unico in ogni epoca, ma unico al mondo: con lui Allâh sigilla la Intimità Muhammadiana e tra gli Intimi Muhammadiani non ve ne sarà uno più grande di lui. Vi è poi un altro Sigillo, col quale Allâh sigilla la Intimità Generale (al-walâyatu-l-‛âmmah) da Adamo fino all’ultimo Intimo, e questi è Gesù, su di lui la Pace; egli sarà il Sigillo degli Intimi, così come è stato il Sigillo del Ciclo (dawrah) del Mulk. Nel Giorno della Resurrezione egli parteciperà a due raduni (hashr), in quanto verrà radunato sia nella comunità di Muhammad, su di lui il Saluto e la Pace, sia, in quanto Inviato, assieme agli Inviati, su di loro la Pace.
Tra gli Uomini di Allâh, che Allâh sia soddisfatto di loro, vi sono 300 anime sul cuore di Adamo, su di lui la Pace, né più, né meno per ogni epoca. Sappi che il significato del detto del Profeta, su di lui la Pace, secondo cui questi 300 sono sul cuore di Adamo, come pure il suo detto al riguardo di altri di costoro, i quali siano sul cuore di qualcuno tra i più grandi degli uomini o degli angeli, è che essi dispongono (yataqallabûna) delle conoscenze divine come ne dispone quella persona: le ispirazioni (wâridât) delle scienze divine infatti arrivano ai cuori, ed ogni scienza che arrivi al cuore di quel grande, che sia angelo o Inviato, arriva anche ai cuori che sono su quel cuore. Può darsi anche che qualcuno dica che un tale è sul "piede" (qadam) di un altro tale, ma il significato è lo stesso.
L’Inviato di Allâh, su di lui il Saluto e la Pace, ha detto riguardo a questi 300 che essi sono sul cuore di Adamo, ma non ha detto che essi sono 300 soltanto nella sua comunità o che essi siano in ogni epoca: infatti è solo per via dello svelamento che siamo venuti a sapere che essi ci sono in. ogni epoca e che saranno sempre in 300. Ognuno di questi 300 possiede 300 tra i caratteri (akhlâq) divini, dei quali chiunque sia caratterizzato da uno di essi, a costui spetta la felicità.
Essi sono i prescelti, gli eletti e prediligono come invocazione (du‛â’) quella che il Vero, Gloria a Lui, ha menzionato nel Suo Libro: "… o nostro Signore, noi siamo stati iniqui contro noi stessi, e se tu non ci perdoni e non hai misericordia di noi, certamente saremo dei Perditori". E l’Altissimo ha detto: "… poi lasciammo il Libro in eredità a coloro che abbiamo eletto tra i nostri servitori, e tra essi vi è chi è stato iniquo contro se stesso", cioè Adamo e chi è in questa guisa (mathâbah). Quanto al tempo (zamân) a questo gruppo (tâ’ifah) appartengono i trecento anni, che Allâh ha menzionato come la durata del soggiorno della gente della Caverna: questi anni sono solari e per questo Egli ha detto: "… e ne aggiungono nove", in quanto 300 anni solari corrispondono all’incirca a 309 anni lunari, ed ogni anno è il compimento (tamâm) del tempo nelle sue parti. Questo insieme (di 300 anni) è circa un terzo di uno dei giorni del Signore (ayyâmu-r-rabb) di cui è detto: "… invero un giorno presso il tuo Signore è come mille anni di ciò che voi computate".
Quando il "conoscitore" (‛ârif) prende in uno dei "luoghi di contemplazione" (mashâhid) della Signoria (rubûbiyyah), in quell’istante egli ne ricava delle scienze divine nella misura del Suo giorno tanto quanto altri, nel mondo dei sensi, ottengono delle scienze divine, con lo sforzo e la preparazione metodica (tahayyu’), in mille di questi anni! Ed è in questo modo che uno di questi 300 ottiene ciò che ottiene delle scienze divine quando viene rapito (ukhtutifa) da se stesso e lo stringe (hasara) uno dei giorni del Signore: solo chi lo gusta può conoscere il valore (qadr) ed il rango elevato (sharaf) di ciò che abbiamo menzionato. In quell’istante (lahzhah) per lui il tempo passa così come per il suo sguardo (basar) vengono percorse le distanze e le estensioni allorché egli apre gli occhi ed il suo sguardo cade sulla sfera delle stelle fisse: il tempo di aprire gli occhi ed i loro raggi si sono già congiunti con i corpi di quegli astri! Considera questa distanza e questa rapidità! Analogamente per la connessione (ta‛alluq) della percezione uditiva: nel tempo in cui viene prodotto il suono l’udito lo percepisce, malgrado l’estrema lontananza! Se comprendi ciò a cui alludiamo saprai qual è il significato della tua visione (ru’yah) del tuo Signore malgrado la negazione dell’estensione spaziale (tahayyuz) e delle direzioni (jihât) (al Suo riguardo); e saprai anche distinguere lo "spettatore" (ar-râ’î) da te, come pure ciò che viene visto e la visione; lo stesso per l’uditore (as-sâmi‛), l’udito e ciò che viene udito. Questo grado (tabaqah) è quello che conosce i Nomi divini che sono orientati verso le cose, ai quali è fatto riferimento nel detto dell’Altissimo: "… informatemi dei nomi di questi!", poiché informare dei nomi equivale a lodare il nominato. Gli uomini intendono questo versetto nel senso che i nomi sono i nomi di ciò che viene loro mostrato, in quanto essi ne sono la designazione per loro, come la designazione "Zayd" è segno distintivo per la persona di Zayd e quella di "‛Amr" per la persona di ‛Amr: chiunque in questo potrebbe glorificarsi al di sopra di coloro che sono qualificati dalla scienza, cioè gli angeli. Ma gli uomini non comprendono il loro detto: "… noi glorifichiamo con la Tua lode!", mentre erano loro sfuggiti tra i Nomi di Allâh, l’Altissimo, quelli che erano orientati verso ciò che veniva loro mostrato!
Termina la settantacinquesima parte (juz’).

(continua)