René Guénon - Errore dello spiritismo - Prefazione


Affrontando la questione dello spiritismo ci preme dire subito, nel modo più chiaro possibile, con quale spirito intendiamo trattarla. Molte opere sono già state dedicate a questo argomento, e negli ultimi tempi sono diventate più numerose che mai; tuttavia noi non pensiamo che sia già stato detto tutto quanto c’era da dire, né che il presente lavoro rischi di essere il doppione di qualche altro. Non ci proponiamo, d’altra parte, di fare un’esposizione completa dell’argomento in tutti i suoi aspetti: ciò ci obbligherebbe a ripetere troppe cose che si possono facilmente trovare in altre opere, e sarebbe di conseguenza un lavoro tanto enorme quanto poco utile. Riteniamo preferibile limitarci ai punti che sono stati trattati finora nel modo più insufficiente: per questo motivo ci dedicheremo innanzi tutto a dissipare le confusioni e gli equivoci che in quest’ordine di idee abbiamo avuto frequentemente occasione di constatare e mostreremo poi, soprattutto, gli errori che sono alla base della dottrina spiritistica, se pure sia ammissibile chiamarla dottrina.
Pensiamo che sarebbe difficile, e comunque poco interessante, considerare la questione nel suo insieme dal punto dì vista storico; in effetti, si può tracciare la storia di una setta ben definita, che formi un tutto chiaramente organizzato, o possieda almeno una certa coesione; ma non così si presenta lo spiritismo. É necessario far notare che gli spiritisti sono stati, fin dall’origine, divisi in parecchie scuole le quali si sono ancora moltiplicate in seguito e hanno sempre costituito innumerevoli gruppi indipendenti, talvolta rivali fra loro. Se anche fosse possibile redigere un elenco completo di tutte queste scuole e di tutti questi gruppi, la fastidiosa monotonia di una simile enumerazione non sarebbe certo compensata dal risultato che se ne potrebbe ottenere. Resta poi ancora da aggiungere che, per potersi dire spiritisti, non è affatto indispensabile appartenere a una qualsivoglia associazione: è sufficiente ammettere certe teorie, che comunemente sono accompagnate da pratiche corrispondenti; molte persone possono fare dello spiritismo isolatamente, o in piccoli gruppi, senza ricollegarsi a nessuna organizzazione, e questa è una situazione che lo storico non può verificare. In ciò lo spiritismo si presenta in modo del tutto diverso dal teosofismo e dalla maggior parte delle scuole occultistiche; questa caratteristica è lungi dall’essere la più importante fra tutte quelle che lo contraddistinguono, ma è la conseguenza di certe altre differenze meno esteriori, che avremo occasione di spiegare. Noi confidiamo che quanto detto sia sufficiente a far comprendere il motivo per cui non introdurremo in questo studio considerazioni storiche se non nella misura in cui esse ci sembreranno capaci di chiarire la nostra esposizione, e senza farne oggetto di una parte speciale.
Un altro punto che non intendiamo trattare in modo completo è l’esame dei fenomeni che gli spiritisti invocano in appoggio alle loro teorie e che altri, pur ammettendone ugualmente la realtà, interpretano però in maniera totalmente diversa. Parleremo di ciò in modo sufficiente a indicare quel che ne pensiamo, ma la descrizione più o meno particolareggiata di tali fenomeni è stata così spesso fornita dagli sperimentatori stessi, che sarebbe del tutto superfluo ritornarci sopra; del resto, non è questo che ci interessa particolarmente, e preferiamo, al riguardo, segnalare la possibilità di certe spiegazioni che gli sperimentatori di cui dicevamo, spiritisti o no, certamente neanche sospettano. Senza dubbio è opportuno notare che, nello spiritismo, le teorie non sono mai separate dalla sperimentazione, né noi intendiamo considerarle completamente separate nella nostra esposizione; noi però sosteniamo che i fenomeni forniscono soltanto una base affatto illusoria alle teorie spiritistiche, e che, in assenza di queste ultime, non ci si troverebbe più di fronte allo spiritismo. D’altra parte, ciò non ci impedisce di ammettere che, se lo spiritismo fosse soltanto teorico, sarebbe molto meno pericoloso di quanto è e non eserciterebbe la stessa attrazione su tanta gente; su tale pericolo tanto più insisteremo in quanto esso costituisce il più urgente dei motivi che ci hanno spinto a scrivere il presente libro.
Abbiamo già detto altrove come sia nefasta, a nostro giudizio, la diffusione di quelle teorie che sono comparse meno di un secolo fa, e che si possono definire in modo generale con il nome di «neospiritualismo». Certamente vi sono, nella nostra epoca, molte altre «controverità» che è bene ugualmente combattere; le prime, però, hanno un carattere del tutto speciale, che le rende forse più nocive e in ogni caso in modo diverso rispetto a quelle che si presentano sotto una forma semplicemente filosofica e scientifica. Tutte queste cose, in effetti, appartengono più o meno al campo della «pseudoreligione»; l’espressione, che è stata da noi attribuita al teosofismo, potrebbe essere ugualmente riferita allo spiritismo. Sebbene quest’ultimo avanzi spesso pretese scientifiche a causa dell’aspetto sperimentale nel quale crede di trovare non solamente il fondamento, ma la fonte stessa della sua dottrina, esso non è in definitiva che una deviazione dello spirito religioso, conformemente alla mentalità «scientistica» posseduta da molti nostri contemporanei. Inoltre, fra tutte le dottrine «neospiritualistiche», lo spiritismo è certamente la più diffusa e la più popolare, e ciò si comprende facilmente, poiché è la forma più «semplicistica», diremmo volentieri la più grossolana, di tali dottrine: esso è alla portata di tutte le intelligenze, anche le più mediocri, e i fenomeni su cui si appoggia, o almeno i più comuni di essi, possono per giunta essere facilmente ottenuti da tutti. É quindi lo spiritismo a fare il più gran numero di vittime, e le devastazioni da esso causate si sono ulteriormente accresciute in questi ultimi anni in proporzioni inattese, a causa dello scompiglio che i recenti avvenimenti hanno provocato nelle coscienze. Quando parliamo di devastazioni e di vittime, non si tratta affatto di semplici metafore; le cose di questo genere, e lo spiritismo più di tutte le altre, hanno come risultato di squilibrare e rovinare in modo irrimediabile una quantità di sventurati che, se non le avessero incontrate sulla loro strada, avrebbero potuto continuare a condurre una vita normale. Si tratta di un pericolo che non dovrebbe essere ritenuto trascurabile e che, soprattutto nelle attuali circostanze, è particolarmente necessario e opportuno denunciare con insistenza. Queste considerazioni rafforzano in noi la preoccupazione, di ordine più generale, di difendere i diritti della verità contro tutte le forme di errore.
Dobbiamo aggiungere che non è nostra intenzione limitarci a una critica puramente negativa; occorre che la critica, giustificata dalle ragioni che abbiamo detto precedentemente, sia per noi, nello stesso tempo, un’occasione per esporre certe verità. E nonostante il fatto che su parecchi punti saremo costretti a limitarci a indicazioni piuttosto sommarie per restare nei confini che intendiamo imporci, riteniamo ugualmente di poter fare intravedere molte questioni non conosciute, capaci di aprire nuove vie di ricerca a coloro che saranno in grado di valutarne la portata. D’altra parte ci preme avvertire che il nostro punto di vista è molto differente, sotto molteplici aspetti, da quello della maggior parte degli autori che hanno trattato dello spiritismo, tanto per combatterlo quanto per difenderlo; noi ci riferiamo sempre, innanzi tutto, al dati della metafisica pura, quali le dottrine orientali ci hanno fatto conoscere; riteniamo infatti che certi errori soltanto così si possano confutare pienamente, e non ponendosi sul loro stesso terreno. Sappiamo sin troppo bene, poi, che dal punto di vista filosofico, così come dal punto di vista scientifico, si può discutere indefinitamente senza con ciò avanzare di un passo, e che prestarsi a simili controversie equivale spesso a fare il gioco dell’avversario, per quanto poca sia la sua abilità nel far deviare la discussione. Siamo pertanto convinti più di chiunque altro della necessità di una direzione dottrinale dalla quale non si deve mai deviare, e che, sola, permette di accostarsi impunemente a certe cose. D’altra parte, poiché non vogliamo chiudere la porta ad alcuna possibilità e schierarci se non contro ciò che sappiamo essere falso, tale direzione può essere per noi soltanto di ordine metafisico, nel senso in cui, come abbiamo altrove spiegato, il termine va compreso. Naturalmente, uno studio come questo non deve essere considerato propriamente metafisico in tutte le sue parti; ma non temiamo di affermare che vi è, nella sua ispirazione, più vera metafisica di quanta ve ne sia in tutto ciò a cui i filosofi attribuiscono indebitamente tale nome. Quest’ultima affermazione non deve spaventare nessuno: la vera metafisica, a cui facevamo riferimento, non ha nulla in comune con le astruse sottigliezze della filosofia né con tutte le confusioni che questa provoca e alimenta a profusione; inoltre il presente studio, nel suo insieme, non avrà nulla del rigore di una esposizione esclusivamente dottrinale. Ciò che intendiamo dire è che noi siamo costantemente guidati da principi i quali, per chiunque li abbia compresi, sono di una certezza assoluta e senza i quali si rischia seriamente di perdersi nei tenebrosi labirinti del «mondo inferiore», cosa di cui troppi esploratori temerari, nonostante i loro titoli scientifici e filosofici, ci hanno fornito il triste esempio.
Tutto ciò non significa affatto che noi disprezziamo gli sforzi di coloro che si sono situati in punti di vista differenti dal nostro; al contrario, noi riteniamo che tutti i punti di vista, purché siano legittimi e validi, non possano che armonizzarsi e completarsi. Ci sono però distinzioni da fare e una gerarchia da osservare: un punto di vista particolare vale soltanto entro un certo ambito, e bisogna fare molta attenzione ai limiti oltre i quali cessa di essere applicabile; è quanto dimenticano troppo spesso gli specialisti delle scienze sperimentali. D’altro canto, coloro che si pongono dal punto di vista religioso hanno sì l’inestimabile vantaggio di una direzione dottrinale simile a quella di cui abbiamo parlato, ma tale direzione, a causa della forma da essa rivestita, non è universalmente accettabile, anche se basta a impedire che essi si perdano pur non fornendo soluzioni adeguate a tutte le questioni. Comunque sia, di fronte alle attuali circostanze, siamo convinti che non si farà mai troppo per opporsi a certe perniciose attività, e che ogni sforzo compiuto in tal senso, a patto che sia ben diretto, avrà la sua utilità, potendo forse essere più idoneo di altri ad avere effetti su questo o quel punto determinato; e, per parlare un linguaggio che alcuni comprenderanno, aggiungeremo che non si diffonderà mai troppa luce per dissipare tutte le emanazioni provenienti dal «Satellite oscuro».