Ibn ‘Arabî - Testi sul digiuno


Tradotti dall’arabo da Abd ar-Razzâq Yahyâ (Charles-André Gilis)

I testi qui presentati concernono unicamente il simbolismo metafisico e la dottrina iniziatica del digiuno. La maggior parte sono estratti del cap. 71 delle Futuhât che tratta dei “Segreti del digiuno”.
La traduzione dell’integralità del capitolo, che era stata considerata all’inizio, è stata abbandonata per motivi analoghi a quelli citati nella Presentazione del nostro lavoro sul pellegrinaggio : i commentari akbariani dei dati tradizionali concernenti le diverse regole e modalità del digiuno portano con sé una moltitudine d’insegnamenti dottrinali senza diretto legame col digiuno propriamente detto. D’altronde, il simbolismo prende spesso appoggio su aspetti giuridici; ora, questo modo d’espressione è estraneo alla mentalità occidentale, e talvolta assai sconcertante.
D’altra parte, gli sviluppi essenziali per la comprensione del digiuno che compaiono in altri capitoli sono stati ripresi nelle pagine che seguono.


1.
POEMA INIZIALE

(Futuhât, cap. 71, vol. 9, pagg 96-98 dell’ed. O. Yahya)


O Ridente nella forma di Colui che piange
Tu sei in noi il Querelante e l’Accusato .
Il digiuno è astinenza senza esaltazione
O esaltazione senza astinenza?
Non è l’uno e l’altro per chi
Afferma l’Unità attraverso una “associazione”?
Le intelligenze sono spazzate via (scacciate) e rese impotenti,
senza nasse né reti.
Le intelligenze sono assediate e rese impotenti,
una lama affilata che taglia in favore della Legge.
Esse allora si sottomettono, rigettate le loro dimostrazioni (prove),
e credono senza comprendere.
La stella della guida le conduce sane e salve
Nei flutti delle sfere e dei regni.
O anima mia, senza di te io non sarei Lui
“come se fosse lui” , si, senza di te, senza di te!
Il mio digiuno riguarda il mondo.
Esso è, piuttosto che a te, al Dio delle creature.
Voglio dire: il digiuno che è Lui.
Tramite il mondo, al contrario, Egli ti nutre.
Avresti contemplato il suo senso supremo,
nessuna creatura abiterebbe più in te.
Il digiuno è senza uguali mi ha detto
Il Proclamatore della Sua Legge; considera ciò!
Esso è abbandono: dov’è dunque quello che tu compi?
Dov’è la tua pretesa?
L’ordine manifestato ritorna al suo principio;
mio Signore riprendi possesso di te.
Rifletti! Il digiuno fu regolato da Lui
Mentre esso non ha senso che per te.
Poi Egli ti ha fatto sapere
Che ti spogliava del digiuno a tuo carico:
il digiuno è a Allâh, non essere ignorante!
Tu sei il supporto della Sua epifania, non dimenticarlo (fai attenzione)!
Esso appartiene a Allâh! Tu sei solo,
sappilo, a morire d’inedia!
Il Misericordioso ti ha reso femmina
Per Colui che, avendoti disposto armoniosamente, nascerà da te

Gloria alla trascendenza di Colui che ti ha così disposta
Come una sposa per Lui. Tu solo hai ottenuto questo privilegio.
Tu sei, come la Terra, un giaciglio per Lui
E per il Suo Essere qualificato di “piangente” .
Tra voi due, l’opera di Allâh si manifesta;
e tu, dove sei dunque?
Se tu implori Allâh e ti abbassi
Dinanzi a Lui – l’Altissimo - , Egli si mette al tuo servizio.
Il Calamo Supremo sulla Sua Tavola
Iscrive secondo il Suo ordine la tua qualificazione più pura.
Tu sei il tutto senza essere Lui.
Egli è prossimo (Vicino) a te attraverso una faccia, lontano (Lontano) attraverso l’altra.
Fai attenzione a non soddisfarti
Di ciò che ti piace! Fai attenzione!
Dimora secondo il tuo essere principiale in tutto
Ciò che vuoi. Non essere dimentica per paura che Lui non ti dimentichi .
Tale è la scienza che mi è giunta
Da una Parola veridica.
Io la rivelo su ordine di Colui che la conosce totalmente,
in mezzo agli astinenti e gli asceti.
Lode ad Allâh che mi ha privilegiato
Attraverso una scienza splendente e che te ne ha ornata,
Che mi ha privilegiato attraverso una Forma
La cui perfezione non è possibile … che sotto la tua egida!


2.
DEFINIZIONE DEL DIGIUNO
(Futuhât, cap. 71, vol. 9, pagg 99-109 dell’ed. O. Yahya)

Sappi – che Allâh ti soccorra – che il digiuno è l’astinenza (imsâk) e l’esaltazione (rif’a). Si dice del giorno che esso “digiuna” (sâma) quando culmina. Imru-l-Qays ha detto: quando il giorno si allontana e “digiuna”, ossia quando raggiunge la sua sommità. Il digiuno è stato così chiamato perché esso s’innalza in grado al di sopra di tutti gli altri atti di adorazione. Egli lo ha elevato – gloria alla Sua trascendenza! – negando ogni somiglianza tra lui e questi atti, così come lo ripeteremo. Inoltre, Egli lo ha ritirato dai Suoi servitori e Se lo è rapportato a Lui stesso. Egli ha posto la ricompensa di colui che si qualifica tramite lui nella Sua propria Mano e l’ha fatta Sua. Egli ha ricollegato il digiuno a Lui stesso, negandogli ogni somiglianza!
Il digiuno non è un atto ma l’abbandono di un atto (tark). La negazione di ogni somiglianza è essa stessa un attributo negativo, ciò che rafforza l’analogia tra il digiuno e Allâh. L’Altissimo ha detto con riguardo (detto riguardo) a Sé : “Nulla Gli è simile” (Cor. 42,11); Egli ha negato che Lui stesso (Lui (stesso))possa avere un “simile”. Sia l’intelletto creato sia la Legge sacra indicano che Egli non ha – gloria alla Sua trascendenza! – alcun simile. Nasâ’î riporta questa parola di Abû Umâma: “Mi avvicinai all’Inviato di Allâh – che Allâh diffonda su lui la Sua Grazia unitiva e la Sua Pace! – e gli dissi: “Dammi un ordine che prenderò direttamente da te!” Egli rispose: “Dedicati al digiuno, poiché esso non ha simili” “. Egli ha negato che possa essergli paragonata una qualunque opera di quelle che Dio ha prescritto ai Suoi servitori.
Colui che sa che il digiuno è un attributo negativo, dato che consiste nell’escludere delle (nell’allontanarsi dalle) cose che potrebbero romperlo, sa con certezza che esso non ha simili: in effetti, esso non ha una propria essenza che possa rivestire una qualificazione di realtà (wujûd) intelligibile per noi. E’ perciò che Allâh l’Altissimo ha detto anche: “Il digiuno Mi appartiene”. Non si tratta, in realtà, né di un’opera di adorazione né di un atto (‘amal). La parola “atto” comporta, quando gli viene applicata, una certa improprietà, proprio come il termine “esistente” (mawjûd) applicato a Dio tale quale lo comprende l’intelligenza umana ; in effetti, la sua realtà (wujûd) dipende dalla Sua Essenza (dhâtu-Hu) e non può esserGli attribuita allo stesso modo che a noi.

La Raccolta di Muslim riporta, da Abû Hurayra, questa parola del Profeta – su di lui la Grazia unitiva e la Pace divina! - : “Allâh – sia Egli glorificato e magnificato! – ha detto: “Ogni atto del Figlio di Adamo gli appartiene ad eccezione del digiuno, poiché questi è Mio e sono Io che ne pago il Premio. Il digiuno è un riparo (uno scudo). Se uno tra voi digiuna un giorno, che quel giorno si astenga da propositi indecenti e da grida. Se qualcuno lo insulta o se la prende con lui, che dica “Sono un uomo che digiuna, sono digiunatore”. Grazie a (Per) Colui che tiene l’anima di Muhammad nella Sua Mano, in verità l’alito che esce dalla bocca del digiunatore sarà per Allâh più profumato, nel giorno della Resurrezione, del profumo del muschio. Due gioie appartengono al digiunatore: quando rompe il suo digiuno, si rallegra della rottura (bi-fitri-hi) e quando incontra il suo Signore - sia Egli glorificato e magnificato! – egli si rallegra del suo digiuno (bi-sawmi-hi)”. “
Sappi che il digiunatore incontra il suo Signore per mezzo della qualificazione “nulla Gli è simile”: da una parte, l’Inviato ha negato ogni paragone possibile col digiuno – secondo lo (il) hadîth di Nasâ’î che è stato citato sopra - , dall’altra (secondo ciò che il Corano dice di) Dio, “nulla Gli è simile”. Egli Lo vede quindi attraverso Lui stesso; Dio è a un tempo (contemporaneamente) “Colui che vede” e “Colui che è visto”. Perciò egli ha detto - che Allâh diffonda su lui la Sua Grazia unitiva e la Sua Pace! – : “egli si rallegra del suo digiuno” e non “egli si rallegra dell’incontro del suo Signore” poiché la gioia non si rallegra di sé stessa; essa è ciò tramite cui ci si rallegra. Colui di cui Dio è lo sguardo quando egli Lo vede e Lo contempla, non si vede lui stesso (nafsa-hu) che grazie al Suo Sguardo: la gioia del digiunatore dipende dal suo legame col grado della “non similitudine”!
Quaggiù, in compenso, egli si rallegra della rottura (fitr) accordando il suo diritto all’anima animale che, a causa della sua stessa costituzione, reclama il nutrimento. Quando il Conoscitore vede questo bisogno che ha la sua anima animale e vegetativa, che vede con quale generosità le porta il suo nutrimento, e che è un diritto a suo favore che Allâh le ha stabilito (gli ha affidato come incarico), adempie a questa funzione in virtù di una qualità divina; egli dà tramite la Mano di Allâh, proprio come è (proprio così come è) tramite l’Occhio di Allâh che egli vede Dio quando Lo incontra. E’ perché (questo il motivo per cui) egli si rallegra della Sua Rottura proprio (così) come si rallegra del Suo Digiuno quando incontra il suo Signore.
Il digiuno è attribuito al servitore che merita per questo il nome di digiunatore; poi, nonostante questa attestazione, Dio gliela ritira e Se la attribuisce a Sé stesso dicendo: “ … eccetto il digiuno, poiché questi è Mio”, ossia: “l’Attributo as-Samad, che indica l’indipendenza (tanzîh) riguardo il nutrimento, non appartiene che a Me; se Io te lo attribuisco, esprime unicamente un aspetto condizionato della trascendenza (tanzîh), non la Trascendenza assoluta che non conviene che alla Mia Maestà”. E’ Allâh che è il Prezzo del digiuno quando colui che digiuna ritorna verso il suo Signore e lo incontra con la qualificazione “nulla Gli è simile”, ossia col digiuno. In effetti, non può vedere “Colui al quale nulla è simile” se non “colui al quale nulla è simile” come ha precisato Abû Tâlib al-Makkî, uno dei Maestri delle “Genti del Gusto iniziatico” (ahl adh-Dhawq). “Colui nel cui sacco Egli sarà trovato servirà Lui stesso da Premio” : come si impone questo versetto in questa circostanza!
La parola profetica continua con le parole: “e il digiuno è un riparo ( uno scudo) (junna)”, ossia una protezione (wiqâya); come nella Sua Parola: “Abbiate il timore pio d’Allâh”, ossia prendeteLo come salvaguardia e ugualmente siate una salvaguardia per Lui ! Egli ha conferito al digiuno la stessa funzione protettrice, quella di “nulla Gli è simile”, poiché il digiuno “non ha simile” fra le opere di adorazione. Tuttavia, non si dice al suo riguardo: “Nulla gli è simile” (ossia, letteralmente: “non c’è, come suo simile, cosa”). In effetti, la “cosa” è una realtà archetipica (thubutî) o attuale (wujudî) mentre il digiuno è un abbandono, ossia un concetto privo di realtà (‘adamî) e un attributo puramente negativo.