Ibn ‘Arabì - Futûhât Capitolo 263 - La Nozione di Haqiqa


La Nozione di Haqiqa
- La Verità essenziale

La Haqîqa è rimozione delle tracce dei tuoi attributi su te per i Suoi Attributi, in quanto è Egli (Allàh) che agisce per te, in te e di te, e non tu: "Non c’è creatura (essere in movimento dàbbatin) che Egli non tenga per il ciuffo frontale" (Corano 11, 56).

Versi:
In verità l’ Haqîqa conferisce eternamente un Unico, mentre la ragione per la sua speculazione nega l’Unico-Uno.

L’Essenza (adh-Dhât) è senza un Secondo che gli imponga la parità, sebbene il Mondo esige, per le sue conseguenze, il numero.

Il Tutto è un essere certo che non ha né "sposa", né "padre", né "figlio" .

Sappi - e che Allah fortifichi noi e tu stesso, lettore , per "uno spirito che procede da Lui" , - che la Haqîqa (la Verità essenziale) è ciò su cui riposa l'Esistenza universale (al-Wujûd) con tutto quello che ciò comporta come "varietà", "similitudini" e "opposizioni".

Se tu non conosci l’Haqîqa in questo modo, tu non la conosci affatto.

Di conseguenza, la realtà propria della Sharî'a è la realtà propria della Haqîqa (Fa - 'aynu-sh-Sharî'a 'aynu-l-Haqîqa). La Sharî'a è haqq (verità immediata, diritta), ora ogni haqq ha una haqîqa (verità ultima essenziale).

La verità immediata (haqq) della Sharî'a è la sua realtà in quanto tale (wujûdu 'ayni-hâ) e la sua verità essenziale (haqîqa) è ciò che appare nella visione intuitiva (ash-shuhûd) essendo l'aspetto della sua realtà interiore, di modo che essa è all’interiore tale e quale com’è all’esteriore e niente di più, e che allo stesso modo quando la "benda è tolta" la situazione non cambia affatto per lo spettatore.

Uno dei compagni disse all'inviato di Allah - che Allah preghi su di lui e gli dia la pace -: "In verità io sono veramente un credente (haqqin)! pretendendo così di detenere la "verità immediata della Fede" (haqqu-l-Imân) (1), ciò è uno degli attributi dell'interiore dell'essere, perché è tasdîq, "credenza a una veridicità", "riconoscenza di verità", ed il tasdîq ha la sua sede nel cuore ed i suoi effetti nelle membra (del corpo). - Questo almeno quando si tratta di un tashdîq che porta i suoi effetti nelle membra, perché diversamente non è necessario che il tashdîq sia manifestato dalle membra; è così che un altro hadith menziona che "le parti sessuali (dell'essere sottomesso al Giudizio) lo confermano (yusaddiqu) o lo contestano (yukadhdhibu) ", in ciò si vede dunque che la veridicità (sidq) è attribuita alle parti corporali esteriori.

L'inviato di Allah (s.a.s.) dice allora al compagno precitato: "E quale è l’haqîqa della tua Fede?" Questo rispose: "E’ come se io vedessi mostrarsi il Trono del mio Signore !" Con ciò il compagno confermava del resto una parola dell'Inviato di Allah detta in un'altra circostanza: "In verità, il Trono del mio Signore si mostrerà il Giorno della Risurrezione". Questo compagno aveva sentito questa parola, e questa volta fece implicitamente riferimento ad essa affermando di vedere il Trono nella sua rappresentazione (khayâl) e rispose: " è come se lo vedessi", vale a dire: "II (trono) è per me come ciò che vedo con la mia vista sensibile (basar) ". Ora, considerando il fatto che egli situa il Trono come oggetto "visto" e dotato di esistenza sensibile, noi siamo stati istruiti che la haqîqa (verità essenziale) esige l’ haqq (verità immediata) e non ne diverge affatto.
Non c'è haqîqa che diverge da ciò che è Sharî'a, perché la Sharî'a è una delle haqâiq ( pl. di haqîqa) ed le haqâiq sono comparabili tra esse e simili.

La Legge (ash-Shar'ia) nega ed afferma. Dicendo: "Niente è comparabile a Lui", essa nega (l’analogia) e, aggiungendo immediatamente: "Egli è l’Audiente (As-Samì’), Colui che tutto osserva (Al-Basir)" (Corano. 42, 11) essa l’afferma (poiché le qualificazioni corrispondenti a questi due nomi divini sono applicate, in una maniera ordinaria, alle creature). Questo è ciò che dice la Haqîqa stessa (che, per le persone della realizzazione metafisica, qualificati simultaneamente per degli aspetti oppositori e complementari: di negatività e di positività, di incomparabilità e di similitudine, di trascendenza e di immanenza, di intelligibilità e di incomprensibilità, eccetera).

Di conseguenza, la Sharî'a è la Haqîqa. La Haqîqa o la Verità essenziale, pur conferendo l'Unità della Divinità (Ahadiyyatu-l-Ulûhah), propone allo stesso tempo dei "rapporti" (nisab, sing. nisbah) al suo soggetto (2). Essa non afferma dunque che l'Unità della Molteplicità dei rapporti (Tawhid), non l'Unità dell'Unico (al-Wâhid), perché l'Unità dell'Unico è evidente da se stessa, mentre che l'Unità della Molteplicità è difficile da raggiungere, e non è vista per ogni essere dotato di sguardo. La Haqîqa che è l'Unità della Molteplicità non è scoperta da tutti.

Le (Genti della Via) osservando che tutti conoscono la Sharî'a, tanto le categorie dell’élite che il comune dei fedeli, e che tuttavia la Haqîqa è conosciuta solamente da una élite, fecero la distinzione tra Sharî'a e Haqîqa, e considerarono come "Sharî'a" ciò che è apparente (z'ahara) degli statuti della Haqîqa, e come "Haqîqa" ciò che ne resta interiore tenendo conto a questo riguardo il fatto che il Legislatore divino, che è Dio-Verità (al-Haqq), Si è appellato Lui stesso con i nomi di Az'-Z'âhir = "l'Apparente" o "l'Esteriore” ed Al-Bâtin = "il Nascosto" o "l'Interiore", e che questi due nomi Gli appartengono secondo la Verità profonda (haqîqatin).

La Haqîqa è apparizione di un Attributo divino (Sifatu Haqqin) dietro il velo di un attributo servitoriale (sifatu abdin). Ma quando il velo dell'ignoranza è scostato dall’occhio dell'intuizione interiore ('aynu-l-basîra), questo vede che l'attributo del servitore è l'Attributo di Dio stesso; tale è la cosa presso essi (presso i Conoscitori intuitivi in generale) ma presso di noi (personalmente e presso coloro che ci somigliano), la visione interiore attesta che l'attributo del servitore è il Signore stesso e non solamente l'Attributo del Signore. L'esteriore è "creatura" (khalq), l'interiore "dio" (Haqq). L'interiore è il produttore dell'esteriore, perché le membra si comportano obbedendo a ciò che ingiunge loro l'anima; questa (l’anima) è interiore quanto alla sua entità, esteriore quanto alla sua autorità, mentre l'organo corporale ha solamente uno statuto di esteriorità ed è privato della parte interiore perché non ha autorità per sé stesso. E’ allo stesso modo che si imputa la "deviazione" o la "rettitudine" del cammino a colui che cammina e non alle membra di cui si serve per camminare.

In verità, il "camminatore" (colui che cammina) per mezzo della "creatura" (al-khalq) non è altro che Dio Lui-stesso (al-Haqq), ed Egli "è su una Via Diritta" (Corano 11,56). Ma in verità è probabile che la deviazione sia "rettitudine", come la curvatura dell'arco: la rettitudine dell'arco è la sua curvatura ed è per essa che è arco; se (l’arco) fosse rettilineo non si otterrebbe ciò che si vuole ottenere per questa curvatura : è dunque la sua stessa curvatura che è la sua "rettitudine".

D’altronde non c’è nell’Universo che il "diritto"(retto) (mustaqîm), poiché Colui che tiene la "ciocca frontale" di ogni essere è Colui che cammina con lui, ora è detto anche che "Egli è su una Via diritta (sirât mustaqîm) ". Ogni movimento ed ogni arresto nell'esistenza sono Divini, poiché sono nella mano di un Essere divino (Haqq) e ne procedono, e Lui (Dio) è descritto come "essendo su una Via diritta", come ce lo ha insegnato il veridico che è l'Inviato divino Hûd - su lui la Pace! (3). Ora gli Inviati divini (ar-Rusul) dicono a proposito di Allah se non ciò che hanno appreso di Lui, ed essi sono più sapienti tra tutte le creature. Il mondo non ha scusa più forte che questo fatto (esistenziale e naturale affermato nelle parole del suddetto versetto). Ed è da parte degli Inviati divini un atto di misericordia verso le creature quello di attirare la loro attenzione su un punto come questo. E quando Dio riporta nel Corano questo proposito tenuto da Hûd, ne prendiamo noi stessi conoscenza, e noi sappiamo così quale è la Misericordia divina verso noi quando Lui ci istruisce di una simile cosa. Il fatto che Egli ci ha insegnato ciò che aveva detto il Suo Inviato, è per noi una Buona-Novella (Bushrâ) da parte di Allah, come quella che enuncia così un versetto: "Avranno la Buona-Novella nella vita di questo basso mondo e nella vita futura". Questa "buona-novella" fa parte delle "Parole" divine - e "le Parole divine non cambiano “ (Corano 10, 64).

Fa parte del capitolo della Haqîqa il fatto che Allah - che Egli sia esaltato - è l'esistenza stessa ('aynu-l-wujûd) e che Egli è qualificato come avente degli attributi per il fatto che le cose esistenti hanno degli attributi. Poi, ha istruito che sotto il profilo del Suo Essere ('Aynu-Hu) Egli è l’essere degli attributi del servitore e delle sue membra, dichiarando: "Io sono il suo udito" (4).
Egli (Dio) ha annesso così l’"udito" all’essere "audiente" e glielo ha attribuito. Però, siccome non c'è esistente altro che Lui, Lui è allo stesso tempo sia l’"audiente" che l’"udito" di questo essere; e così di seguito, tutte le altre facoltà e percezioni corrispondenti non sono che Lui stesso(5).
La Haqîqa è lo stesso (l’ètre-mème) della Sharî'a, essa è identica alla Sharî'a ( Al-Haqîqatu 'aynu-Sh-Sharî'a).
Comprendi dunque ciò.

"Ed Allah dice la Verità ed Egli guida sulla Via." (Cor.33,4)
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Note:
(1) - Questo hadith dal quale l'autore prende a prestito qualche frase, figura nelle Raccolte classiche. E’ utile conoscerlo nel suo intero per meglio situare i frammenti citati qui e più avanti. Nell’occasione si può vedere propriamente una scena iniziatica sotto gli aspetti più semplici di un colloquio quotidiano.
L'Inviato di Allah (s.a.s.) chiese innanzitutto a questo Compagno: "Come stai stamattina, o Hârithah ?" Questo rispose: "Questa mattina mi trovo veramente (in verità) credente ( asbahtu mu'mini haqqin)! ". Allora l'Inviato di Allah gli dice: "Ad ogni haqq ("vero" o "diritto") corrisponde una haqîqa. Quale è la haqîqa della tua Fede (Imân)? ". Il Compagno rispose: "Ho ritirato la mia anima dal basso-mondo (dunyà), ed adesso l'oro ed il fango del mondo mi sono diventati uguali. E’ come se vedessi gli esseri del Paradiso dilettarsi nel Paradiso, ed è come se vedessi gli esseri del Fuoco castigati nel Fuoco, ed è come se vedessi il Trono del mio Signore apparire; è per ciò che ho vegliato durante la mia notte, e che ho avuto sete durante la mia giornata!”
L'inviato di Allah (s.a.s.) gli dice allora: "Oh Hâritah! Tu hai avuto la conoscenza : Attaccati ad essa! ( yâ Hârithah, arafta,: fa'lzam,!) ". Ed poi aggiunse per coloro che assistevano al colloquio: "Un servitore al quale Allah ha illuminato il cuore con la luce della Fede! ".
(2) -Sono i rapporti molteplici risultanti dalla funzione "divina" della Haqîqah, rapporti rappresentati particolarmente dai Nomi divini.
(3) - Questa formula coranica che vediamo ripresa con insistenza, fa parte delle parole che l'Inviato divino Hûd ha inviato al suo popolo, e deve essere considerata come facente parte di un messaggio divino; ecco il testo integrale del versetto che contiene le espressioni citate qui : "In verità io mi sono rimesso ad Allah, il mio Signore ed il vostro Signore. Non c'è creatura (essere in movimento dàbbatin) che Egli non tenga per il ciuffo frontale (nessuno sfugge al Suo volere e al Suo controllo). In verità il mio Signore è su una Via diritta (siràtin mustaqìm)"(Corano 11, 56)
(4) - Queste parole fanno parte di un hadith che parla del frutto delle opere surerogatorie : "Il Mio servitore non cessa di avvicinarsi a Me per le opere surerogatorie finché l'amo, e quando l'amo, Io sono il suo udito per il quale sente, la sua vista per la quale vede, la sua mano con la quale afferra, il suo piede con il quale cammina... “
(5) – E’ per ciò che ritornando alla nozione di "l'atto attribuito a te" come definizione della Sharî'a si potrebbe concludere così: "Finché tu vedi che sei tu, in quanto essere particolare, che agisce, sei responsabile come ogni essere particolare che si trova necessariamente in subordinazione dell'essere Supremo. Ma allorché tu arriverai a non più conoscerti come essere particolare poiché sarai estinto a te stesso e non sussisterai che per l'Essere Supremo, non potrai più attribuirti l'atto a te stesso e compierlo per te stesso, perché vedrai allora che è solo Allah che agisce: Ciò non vuole dire del resto che non avrai più da praticare la Legge (Shari’a), ma che è Allah con gli Attributi della Sua Signoria o, secondo la prospettiva più speciale di Ibn Arabî, Allah stesso diventato gli "attributi" del tuo essere , che compierà tutto, ed Egli li compierà perfettamente nella teofania che tu costituirai, finché la costituirai per il Suo atto. Ma che sia "per te" o "da Lui" in questo mondo la Sua Legge sarà praticata sempre.

Traduzione dall’Arabo in francese e note di Michel Vâlsan